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 Parità di genere nello sport: una sfida da vincere insieme

|  08/03/2024

-  Laura Alfieri

Parità di genere nello sport: una sfida da vincere insieme

Parità di genere nello sport e in Ad Astra

Le donne sono sempre più protagoniste nello sport, arrivando a grandi risultati nelle più importanti competizioni. Negli ultimi anni solo in Italia ci sono tantissimi esempi di eccellenza.
Eppure, il “gender gap” si fa ancora sentire, nella visibilità, nella comunicazione, per non parlare quando si passa dal campo ad altri ambiti: tra i tecnici, i giudici di gara, i dirigenti, le donne sono ancora molto poche.

Le istituzioni europee e nazionali, con le federazioni sportive, sono in realtà impegnate da tempo nel sensibilizzare sull’importanza di contrastare e prevenire ogni tipo di discriminazione e abuso, attraverso normative e progetti educativi. Tante conquiste sono state fatte, anche se rimane molto da fare. 

Iniziative chiave per promuovere la parità di genere

Le donne sono sempre più presenti nel mondo dello sport. Eppure, a qualunque livello, non sono ancora considerate delle professioniste. Inoltre, secondo i dati aggiornati al 2023, le donne sono il 28% dei quasi 4,7 milioni di atleti tesserati, ma sono soltanto il 19,8% degli allenatori, il 15,4% dei dirigenti di società e il 12,4% dei dirigenti di Federazione.
Nel 2013, l’EIGE (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, nato nel 2010), aveva organizzato una conferenza proprio incentrata sulla parità di genere nello sport. Ne era nata una proposta che riguardava una serie di iniziative per combattere le disparità, da attuare dal 2014 al 2020, che coinvolgevano i consigli e i comitati esecutivi nelle varie organizzazioni, gli staff tecnici, le barriere legislative.
In Italia, una prima importante svolta c’è stata nel 2021, quando un emendamento inserito nella legge di bilancio della Commissione Bilancio del Senato, aveva riconosciuto la possibilità per le atlete di diventare professioniste anche sul piano contrattuale. Fino a quel momento, l’unica disciplina in cui le giocatrici potevano essere inquadrate come professioniste era il golf (già dal 1981).
Solo a partire dalla stagione 2022/2023, per esempio, per delibera del Consiglio Federale della Figc, le calciatrici italiane della Serie A sono passate al professionismo. Si spera che la decisione faccia da apripista per gli altri sport. Anche se, bisogna dirlo, il problema degli sport non professionistici riguarda tutti gli atleti, senza distinzione di sesso.
Anche la recente Riforma dello Sport (D. Lgs. 36/2021) si è occupata della questione: gli articoli 39 e 40, entrati in vigore dal 1 gennaio 2022, estendono le tutele sul lavoro anche agli sport femminili e promuovono la parità di genere.
Ancora a novembre 2023, in una riunione del Consiglio dell’Unione Europea “Istruzione, Gioventù, Cultura e Sport”, si è dibattuto sulla partecipazione femminile nello sport e nelle istituzioni sportive. Tutti i Ministri degli Stati membri preposti allo sport hanno approvato le Conclusioni del Consiglio, in cui si invitavano i Paesi dell’Ue a impegnarsi per garantire l’accesso a un ambiente sicuro, inclusivo e paritario e inoltre a 

  • garantire a tutti, indipendentemente dal genere, la parità di accesso e la piena partecipazione alla pratica sportiva, dando una particolare attenzione alla parità di retribuzione negli sport professionistici
  • aumentare la percentuale di donne in posizioni dirigenziali nello sport
  • promuovere una copertura mediatica più ampia e priva di stereotipi sulle competizioni sportive femminili
  • prevenire e combattere le molestie, gli abusi sessuali e la violenza a tutti i livelli
  • proteggere meglio i testimoni e le vittime di violenza di genere
  • considerare la prospettiva di genere nelle infrastrutture e negli impianti sportivi

I Giochi di Milano Cortina 2026, un esempio positivo di progresso

Nei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano-Cortina 2026 la partecipazione delle atlete, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi invernali, sarà del 47% e 50 saranno gli eventi femminili. Sarà dunque l’edizione più “gender balanced” di sempre.
Proprio pochi giorni fa si è tenuto a Roma un convegno dal titolo “La Parità di genere nello sport italiano: il contributo dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina del 2026. Un percorso verso il cambiamento”, in cui sono state illustrate le iniziative culturali ed educative (laboratori, mostre, incontri), rivolte in particolare a studentesse e studenti delle scuole milanesi, che saranno messe in atto per promuovere i valori dei giochi olimpici: inclusione, amicizia, rispetto.

Donne & Sport: l’esperienza di Claudia Giordani 

Claudia Giordani, dirigente CONI
Claudia Giordani ha partecipato agli Stati Generali dello Sport di Sesto San Giovanni (novembre 2023)

Claudia Giordani è un’ex campionessa olimpionica di sci alpino, tecnica, attuale giudice di gara nazionale e internazionale della Federazione Sport Invernali, vice Presidente del CONI e delegata CONI Milano Città Metropolitana. La parità di genere è un tema che le sta molto a cuore e per cui si è sempre spesa moltissimo.
Ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande sull’argomento, proprio a partire dalla sua esperienza come atleta e dirigente.

“La mia esperienza è stata molto intensa, in diversi ambiti, a partire dalla mia adolescenza, quando sono stata molto fortunata ad aver potuto partecipare a importanti competizioni (due Olimpiadi, Campionati Mondiali…), rappresentando l’Italia, in un periodo (NdR: seconda metà anni ’70-inizio anni ’80) in cui per le donne fare sport non era scontato. Molte discipline da regolamento erano ancora precluse alle donne: per esempio, non potevano fare la maratona a livello agonistico, perché si riteneva che fisicamente non avrebbero retto lo sforzo. La mentalità diffusa era insomma abbastanza contraria allo sviluppo dello sport femminile e non teneva conto dell’impegno di chi invece lo sport lo praticava, cercando di fare del proprio meglio, spesso senza alcun tipo di supporto. Era una situazione internazionale, non circoscritta all’Italia. Nel nostro Paese ci abbiamo messo un po’ più di tempo a superare questa realtà e a riconoscere come lo sport femminile si potesse e si dovesse sviluppare e soprattutto essere rispettato. Dopo l’esperienza come atleta, che è stata davvero una ricchezza incredibile e certamente è rimasta nel mio cuore, la soddisfazione maggiore è stata quella di aver contribuito a far capire una visione differente e a fare in modo che per le sciatrici, nello specifico, ma anche per tutte le sportive si potessero creare delle condizioni diverse e quindi arrivare a dei risultati, che poi effettivamente ci sono stati e che finalmente da un po’ di tempo sono riconosciuti, valorizzati e a cui sono dati la giusta visibilità e il giusto rispetto. Si è consolidata la convinzione che le donne possono contribuire al successo dello sport azzurro, così evidente in questi ultimi anni. 

Da allora mi sono sempre rimasti la riconoscenza nei confronti dello sport per quello che mi aveva regalato, la sensazione di far parte di una comunità e il dovere di continuare il mio impegno anche nelle istituzioni, soprattutto verso i giovani e verso le donne. Sono quindi entrata a far parte della mia Federazione prima e del Comitato Olimpico, prima per la Delegazione di Milano e poi a livello nazionale. 

Un percorso dunque intenso e gratificante, ma anche di responsabilità e impegno, affinché il cambiamento necessario anche nello sport per la parità di genere possa essere più veloce: il cambiamento c’è, sono stati fatti tanti passi avanti e tante conquiste, ma bisogna fare ancora di più, bisogna cercare di diffondere più cultura sportiva, più consapevolezza del fatto che solo insieme, uomini e donne, si possono creare le migliori condizioni per questo. Lo dicono le istituzioni europee e internazionali, l’ONU, il Comitato Olimpico internazionale ecc.: la parità di genere è una priorità ed è assolutamente tra gli obiettivi che si stanno cercando di perseguire.”

Ad Astra: Le istituzioni quindi ci sono, hanno ben presente la questione. Quello che bisogna fare è cambiare la cultura anche dal basso, attraverso anche l’educazione dei giovani. Il CONI porta avanti tante iniziative.

Giordani: Sì, come CONI il nostro impegno è sicuramente rivolto al servizio degli organismi sportivi, soprattutto per la fase di preparazione e l’organizzazione olimpica. Ci occupiamo però anche di sport giovanile, soprattutto under 14, con dei progetti in corso da tanti anni: i Centri CONI, il progetto Edcamp e il Trofeo CONI. Sono iniziative che si basano sullo stesso concetto di educazione, formazione, tecnica educativa per i più piccoli, su una base di pratica multidisciplinare. All’interno di questi progetti sono previste anche fasi di formazione rivolte ai tecnici e ai dirigenti delle società sportive. In questa formazione sono sottolineati i valori olimpici, tra cui la parità di genere e la volontà di rendere l’ambiente sportivo sempre più accogliente, inclusivo e sicuro per tutti e per tutte. 

A livello di normative, su indicazione del Comitato Olimpico Internazionale, si sono introdotte delle nuove regole. Per esempio, si propongono sempre più gare miste, proprio per dare un significato al concetto di equilibrio e rispetto della prestazione, con atlete e atleti che insieme concorrono allo stesso obiettivo, insieme si impegnano a migliorare il proprio livello e magari a conquistare medaglie. Questo è molto bello ed è apprezzato dalle atlete e dagli atleti stessi, e trasmette un messaggio importante. 

Si sta cercando di dare più visibilità alle competizioni femminili, soprattutto attraverso i media, per rendere la comunicazione sempre più congrua e più rispettosa, improntata a un linguaggio utile a sottolineare la prestazione rispetto ad altri elementi. Si sta cercando di lavorare anche sui calendari e gli orari, per dare la stessa visibilità agli eventi femminili e maschili, per il momento a livello di Giochi olimpici, ma si sta cercando di diffondere questa pratica a tutti gli eventi sportivi. 

Si sta lavorando molto per la sicurezza dell’ambiente sportivo, dando sempre più attenzione alle possibili criticità. Per esempio, si è introdotto da diverso tempo in tutte le federazioni e le organizzazioni il “Safe Guarding Officer”, una figura di controllo e prevenzione di tutto il sistema sportivo. 

Per quanto riguarda i corsi, Genere Plus, proposto dalle Scuole regionali dello sport, è dedicato proprio alle tematiche di genere, con l’obiettivo di rendere più consapevoli uomini e donne delle realtà che stiamo vivendo, dei diritti sanciti dalle leggi e degli strumenti con cui oggi si può valorizzare l’impegno a rendere gli ambienti più equi ed equilibrati.

Un traguardo storico per lo sport italiano, grazie all’impegno del CONI e al sostegno dello Stato, è stato l’istituzione, nel 2018, del Fondo maternità per le atlete, un’indennità come per tutte le lavoratrici. 

Ad Astra È chiaro che questo lavoro deve essere fatto insieme, uomini e donne. Quanto e come sono collaborativi gli uomini nel mondo dello sport?

Giordani: Storicamente nel mondo dello sport c’è sempre stata una predominanza maschile. Come si diceva prima, le donne hanno fatto fatica a esserci nelle competizioni e ancora oggi fanno fatica a esserci in altri ruoli. In Italia le donne continuano a essere sotto-rappresentate, per un fatto culturale, per le cure familiari ancora in gran parte a carico delle donne, per mancanza di un welfare adeguato, ecc. Fortunatamente ci sono anche dei modelli di riferimento, le cose stanno migliorando e ci si augura che, a partire dai prossimi anni, anche la situazione numerica possa cambiare: La presenza nei ruoli di dirigente, tecnica, giudici di gara, è ancora bassa, nonostante ci siano le quote, che prevedono almeno un 30% di donne nei consigli degli organi sportivi. Quello delle quote è un altro provvedimento importante preso da tempo, prima a livello internazionale, poi dal CONi e da altre organizzazioni, che non è certo l’ideale, ma senza il quale non ci sarebbero mai stati degli esempi che testimoniano come sia possibile e vantaggioso per tutti creare un ambiente equo, più all’altezza delle esigenze di oggi e di domani. 

Ad Astra: Possiamo essere ragionevolmente ottimisti…

Giordani: Sì, si sta cercando di seminare e di incrementare gli sforzi. Quest’anno tra l’altro, dopo i Giochi di Parigi, ci sarà il rinnovo di tutte le cariche all’interno degli organismi sportivi e si spera che la presenza femminile possa crescere ancora. 

Ad Astra: Cosa consiglia alle giovani che vogliono fare sport?

Giordani: Ragazze, non abbiate paura, fatevi avanti! Le istituzioni sono con voi e i vostri talenti emergeranno!

https://it.wikipedia.org/wiki/Claudia_Giordani

https://www.coni.it/Giordani_CV.pdf

La pallavolo & le donne: l’esempio di Ad Astra

La pallavolo continua a essere lo sport più praticato dalle ragazze. 

In Ad Astra le squadre femminili superano in numero quelle maschili: sono presenti una Prima Divisione, due Seconde Divisioni, un’Under 18, un’Under 16 e due Under 14. Senza contare il minivolley, le Miste e un’Over composta per lo più da donne. Le giocatrici della squadra di sitting volley parteciperanno a breve ai Campionati nazionali di Serie A.
Ma la presenza “rosa” è notevole anche nello staff, tra allenatrici, viceallenatrici e dirigenti. Abbiamo raccolto le loro riflessioni sul tema della parità di genere nello sport.

Francesca Saggese, atleta sitting volley Ad Astra
Francesca Saggese, atleta di sitting volley di Ad Astra

Francesca Saggese, atleta della squadra di sitting volley, a giugno parteciperà ai Campionati Nazionali di Serie A, in prestito al Chieri
“La mia esperienza come donna nella pallavolo è molto buona. Sono tre anni che pratico sitting volley e ho trovato davvero una famiglia. Prima giocavo a pallavolo, che è comunque uno sport di squadra, dove ognuno è parte del gruppo. Ma nel sitting volley questo è ancora più forte. Il sitting è stata la svolta per poter continuare a giocare, con modalità diverse, con un altro modo di stare in campo, ma totalmente inclusivo. Ti fa sentire a casa, anche in un momento in cui pensi di non averne più una”.

 

Lia Pitarresi, allenatrice e dirigente Ad Astra
Lia Pitarresi, allenatrice e dirigente Ad Astra

Lia Pitarresi ha una lunga esperienza come giocatrice e allenatrice ed è anche dirigente di una squadra Over prevalentemente femminile.

“Quando giocavo, era più facile trovare squadre femminili con allenatori uomini, oggi si incontrano più spesso allenatrici donne, ma, salendo di livello, gli allenatori sono quasi sempre maschi, pur in presenza di allenatrici valide e preparate. Bisognerebbe interrogarsi su questo, anche se è così un po’ dappertutto, non solo nello sport. Ma la pallavolo per me rimane una disciplina consigliata a chiunque abbia passione e capacità: è uno sport di squadra che aiuta a fare gruppo, a stringere amicizie, a capire le dinamiche che poi si affronteranno nella vita. La consiglio anche non solo per agonismo, ma come divertimento, anche se un po’ di competizione va benissimo.”

 

 

 

Marzia Panzeri, allenatrice Ad Astra
Marzia Panzeri, allenatrice Ad Astra

Marzia Panzeri ha giocato a pallavolo per molti anni, per poi fare l’allenatrice.

“Personalmente discriminazioni non ne ho mai vissute. In questo momento la pallavolo, come tutti gli sport, sta aiutando tante ragazze (ma anche tante mamme!) a superare dei problemi seri, dovuti principalmente alla pandemia. Senza la pallavolo, molte non uscirebbero nemmeno più di casa. Così riescono a socializzare, fare squadra, a creare delle amicizie. Le donne tendenzialmente hanno un occhio in più, riescono a capire subito se ci sono delle problematiche al di fuori del campo, e sanno gestire meglio le situazioni di crisi in una squadra. Io alleno anche una Mista ed è una bellissima esperienza, c’è un equilibrio completamente diverso, la presenza maschile smorza certe dinamiche. Si trovano bene tutti, ragazze e ragazzi. C’è meno pressione rispetto a una squadra di categoria, c’è più divertimento. Consiglio la pallavolo alle ragazze (e a tutti): in un momento in cui i giovani tendono a isolarsi e vivono un’esistenza virtuale, Covid a parte, è un’occasione per confrontarsi con gli altri. Il mio obiettivo è sempre di creare una squadra unita nell’affrontare tutto, creando un clima favorevole per le ragazze.”

 

PER APPROFONDIRE

https://data.consilium.europa.eu/doc

https://www.ansa.it/sito/notizie/sport/2024/02/05/donne-e-sport-la-parita-di-genere-un-diritto-contro-gli-stereotipi

https://www.fisconoprofit.it/2022/12/20/riforma-dello-sport-e-parita-di-genere/

https://www.sport.governo.it/it/attivita-internazionale/organismi-internazionali/unione-europea/donne-nello-sport

 

 

Tantissimi auguri a tutte le ragazze di Ad Astra!

 

Scopri tutte le categorie femminili di Ad Astra e vieni a giocare con noi in un ambiente inclusivo e sereno!

https://adastravolley.com/volley-femminile/

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Laura Alfieri

Giornalista | Ufficio stampa associazione sportiva

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