HOME | BLOG |

 Ad Astra aderisce al progetto “Odiare non è uno sport”

|  17/06/2024

-  Laura Alfieri

Ad Astra aderisce al progetto “Odiare non è uno sport”

Ad Astra Novegro partecipa al progetto Odiare non è uno sport

Hate speech, insulti, commenti aggressivi e discriminatori, fino a vere e proprie minacce, rivolti a una persona o a una categoria, sono un fenomeno in preoccupante crescita, in ogni ambiente, amplificato dall’utilizzo sempre più massiccio dei social media.

Eppure qualcosa per combatterlo si può fare, a partire dai più giovani, grazie a progetti come “Odiare non è uno sport”, a cui Ad Astra ha deciso di aderire.

Qual è la Definizione Odierna di Discorsi d’Odio?

Il fenomeno è ampio e complesso ed è oggetto d’attenzione, ormai da diversi anni, da parte delle istituzioni nazionali, europee e internazionali. Si è cercato a lungo di definirlo e di creare un quadro normativo. Dall’avvento dei social media, poi, il compito è ancora più arduo, perché nell’on-line è molto più difficile circoscriverlo e affrontarlo. 

Secondo la definizione fornita dall’Onu nel suo Piano d’azione in materia, varato nel 2019, il discorso d’odio è:

qualsiasi tipo di comunicazione orale, scritta o comportamentale che attacchi o utilizzi un linguaggio peggiorativo o discriminatorio nei confronti di una persona o di un gruppo in base alla sua identità, ovvero in base alla sua religione, etnia, nazionalità, razza, colore della pelle, discendenza, genere o altro fattore identitario.”

In realtà, poi, la percezione spesso cambia nelle diverse culture, quindi manca ancora una definizione universale, soprattutto nell’ambito del diritto internazionale in materia di diritti umani, per esempio la libertà di opinione e di espressione: dalla lotta ai discorsi d’odio si può rischiare di scivolare nella censura di qualsiasi opinione o critica. Il tema, insomma, è molto delicato.

Ciò su cui tutti concordano è l’importanza della prevenzione, che passa dall’educazione: fornire a tutti gli strumenti e le competenze per riconoscere e affrontare i discorsi d’odio.

Inoltre, l’Onu nel 2021 ha proclamato il 18 giugnoGiornata internazionale per il contrasto ai discorsi d’odio”. Quest’anno, poi, dal 17 al 20 giugno si svolge a Strasburgo la “Settimana contro l’hate speech”, organizzata dal Consiglio d’Europa: una serie di incontri e workshop tra istituzioni e partner della società civile, enti e associazioni che fanno parte della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, per scambiarsi esperienze e promuovere azioni efficaci.

Che cosa caratterizza l’Hate Speech On Line?

Nel mondo virtuale, i discorsi d’odio hanno due caratteristiche specifiche:

  • la rapidità con cui si diffondono;
  • la permanenza in rete per lunghi periodi di tempo e in diversi formati, perché, anche se vengono rimossi, possono riapparire altrove.

Da un lato i colossi del web hanno adottato delle politiche, tutto sommato efficaci, di riconoscimento e rimozione di questo tipo di contenuti, dall’altro i social media non intervengono, in nome della libertà di espressione, per contrastare la diffusione virale di contenuti falsi, distorti o ideologici, che, se non si configurano come veri e propri discorsi d’odio, di fatto possono incitare alla discriminazione e alla violenza. 

Nel 2016 la Commissione Europea e le principali aziende informatiche hanno adottato un Codice di condotta sull’”illecito incitamento all’odio on line”, per rendere più veloce ed efficace la verifica e la rimozione dei commenti d’odio da parte dei social media. 

Giovani, Hate Speech e Sport

Secondo la ricerca europea “Eu Kids on line 2020”, che ha indagato i rapporti tra il web e i giovani europei fino ai 19 anni, l’età dell’utilizzo della rete si abbassa sempre di più, mentre il tempo che si trascorre on line è aumentato. Lo strumento più utilizzato per collegarsi è lo smartphone: lo usano quotidianamente il 97% degli adolescenti tra i 15 e i 17 anni e il 51% dei bambini di 9-10 anni.

È inevitabile che più si utilizza internet, più aumentano i rischi. Il 13% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni dichiara di aver avuto esperienze negative e si è trovato esposto a contenuti disturbanti (nel 2010 erano il 6%). E il 41% dei ragazzi dai 15 ai 17 anni ha visto on line messaggi d’odio o commenti offensivi, e nel 58% dei casi, gli intervistati hanno dichiarato, pur provando tristezza (52%), rabbia (36%), disprezzo (35%) o vergogna (20%), di non aver fatto nulla per difendere le vittime. La maggior parte, di fronte ai rischi di internet, ignora il problema o spera che si risolva da solo, o si limita a chiudere la pagina con i contenuti negativi. 

https://paroleostili.it/ricerche/eu-kids-online-per-miur-e-parole-o_stili/

Il mondo dello sport dovrebbe essere, in particolare per i giovani e giovanissimi, l’ambito sicuro, inclusivo e sano per eccellenza… e invece purtroppo non è esente da questi comportamenti, che prendono di mira un po’ tutti. E, come si è visto, proprio i più giovani sono maggiormente esposti e spesso non sanno come reagire di fronte a commenti carichi di violenza che si trovano a leggere sui social.

Ad Astra partecipa al progetto Odiare non è uno sport
Un momento di riflessione e confronto delle giovani atlete dell’Under 14, durante l’incontro

Il Progetto “Odiare non è uno Sport”

Per cercare di arginare in modo efficace questa spirale, nel 2019 è nato il progetto “Odiare non è uno sport”, finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e promosso da CVCS (Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo), associazione di Gorizia, insieme a 13 partner in 7 regioni italiane. È sostenuto, tra gli altri, anche dal CIS (Centro Sportivo Italiano) e dal CONI.

Il progetto, biennale, è alla sua seconda edizione, che, partita a novembre 2022, finirà a novembre 2024, e mira a contrastare i discorsi d’odio sui social network: facendo conoscere il problema, sensibilizzando sul tema e mostrando come contrastare questi messaggi, che purtroppo riguardano appunto anche il mondo dello sport.

L’obiettivo è coinvolgere classi scolastiche dalla seconda media in poi, e società sportive con ragazzi tra gli 11 ai 18 anni.

Ad Astra partecipa con le sue Squadre Giovanili

Ad Astra, che ha particolarmente a cuore che tutti, soprattutto i più giovani, possano vivere lo sport in un ambiente sereno, sicuro e inclusivo, ha aderito al progetto, coinvolgendo le squadre che rientrano nella fascia di età interessata, che quest’anno sono fortunatamente tutte rappresentate all’interno della società: U19, U18, U17, U16 e U14, Ad Astra Novegro. 

Un’operatrice del CELIM (Centro Laici Italiani per le Missioni), Ong referente per Milano, ha cominciato a incontrare le ragazze e i ragazzi, proponendo il percorso educativo.

In pratica

Ai ragazzi sono proposti attività interattive, spunti di riflessione, immagini e video, laboratori esperienziali, lavori di gruppo e discussioni guidate, con l’obiettivo di:

  • acquisire maggiore conoscenza del fenomeno, in tutte le sue sfumature
  • migliorare la capacità di riconoscimento e contrasto al linguaggio d’odio
  • sviluppare capacità critica nel selezionare e valutare le informazioni e i commenti on line
  • allenare l’empatia e le capacità comunicative davanti allo schermo
  • promuovere azioni positive per contrastare l’hate speech

(Fonte https://impactskills.it/corso/odiare-non-e-uno-sport/)

Un momento dell'incontro con l'educatrice del progetto Odiare non è uno sport
Durante gli incontri i giovani sono coinvolti in varie attività, teoriche e pratiche, sotto la guida dell’educatrice del CELIM, Sara Donzelli

Gli Hate Speech nello Sport: riconoscerli per contrastarli

All’interno del progetto ci sono varie attività, come ci illustra Sara Donzelli, l’educatrice del CELIM che sta incontrando man mano le squadre di Ad Astra.

Per esempio, è stata condotta una ricerca, attraverso dei questionari anonimi, che ha coinvolto ragazzi e ragazze dai 11-18 anni per vedere il loro grado di conoscenza del fenomeno. 

Nel 2020 l’Università di Torino ha elaborato il primo Barometro dell’Odio nello Sport: una ricerca che ha monitorato per tre mesi le pagine social dei principali quotidiani sportivi e ha fatto emergere quali sono gli sport maggiormente bersaglio di questo commenti d’odio. Si è scoperto che non solo i giocatori, ma anche gli allenatori, gli arbitri, e il mondo che ruota intorno al gossip, con i partner degli atleti, possono essere oggetto di discorsi d’odio.

A ottobre 2023 è stato presentato il secondo Barometro dell’Odio nello Sport, che ha evidenziato come il fenomeno dell’hate speech on line sia purtroppo in crescita. Il calcio, naturalmente, domina la maggior parte delle informazioni e quindi dei commenti on line, ma anche la pallavolo e il basket sono presi di mira.

Per approfondire la ricerca: 

https://www.odiarenoneunosport.it/BAROMETRO_2023_10_16.pdf

Molti campioni del mondo sportivo italiano hanno aderito mettendoci la faccia, in un flash-mob on line, attraverso cui hanno lanciato dei messaggi e fatto delle foto con lo striscione del progetto. 

Sul sito http://www.odiarenoneunosport.it/ sono state raccolte le testimonianze di sportivi o di ex allenatori che supportano il progetto e raccontano storie di discriminazioni o di inclusione, di diritti negati e conquistati, di caduta e rinascita… racconti che dimostrano quanto sia più che mai necessario un progetto come questo.

L’attività più recente è la creazione di una “squadra anti-odio” formata da ragazze delle scuole superiori, che va a intercettare, tramite un account di squadra, commenti d’odio e risponde. Sono state prima formate da una psicologa dell’università di Trieste, che è partner del progetto, per imparare a riconoscere e descalare questi fenomeni.

La Piramide dell’Odio

Uno degli strumenti che viene utilizzato negli incontri è la “Piramide dell’Odio”, un documento stilato dalla Commissione “Jo Cox” sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, istituita dalla Camera dei Deputati nel 2016. Nella relazione si dà una definizione del discorso di odio e se ne esaminano le dimensioni, le manifestazioni, le cause e gli effetti. Le cause principali che scatenano gli hate speech sono razza, colore, lingua, religione o le convinzioni, nazionalità o etnia, ma anche età, disabilità, identità di genere e orientamento sessuale.

Nella Piramide dell’Odio è visualizzato graficamente il fenomeno, ponendo alla base gli stereotipi e le false rappresentazioni, poi le discriminazioni (sul lavoro, a scuola, nelle relazioni sociali…), il linguaggio di odio (minacce, istigazione alla violenza…) fino a veri e propri crimini (atti di violenza, omicidi). 

Questo schema aiuta i giovani a incasellare, a catalogare, i discorsi di odio con cui entrano in contatto, e quindi a comprendere meglio il fenomeno.

https://www.camera.it/Jo_Cox_Piramide_odio.pdf

Il progetto: la risposta e la consapevolezza dei ragazzi 

Risponde sempre Sara Donzelli.

I ragazzi sono consapevoli, e abbiamo scoperto, facendo attività con loro, che spesso sono fruitori passivi: hanno accesso ai social, ma di solito guardano e non postano in prima persona. Sono coscienti del fenomeno, ma da loro è riconosciuto ormai come un dato di fatto. Ragionare e capire che non è normale vedere certi commenti è stato importante per loro. Spesso, durante gli incontri, hanno tirato fuori molte esperienze vissute da loro in prima persona o da amici che hanno attraversato momenti difficili legati a questi temi.

Il ruolo delle famiglie

C’è molta attenzione rispetto al tema – continua Donzelli – e le famiglie cercano di arginare il problema come possibile. Abbiamo constatato però che i ragazzi, se scoprono determinate dinamiche, preferiscono confrontarsi prima con i pari, cercare aiuti nella comunità, a scuola o dai docenti, ed è più difficile che vadano direttamente dai familiari della vittima, dipende molto dal livello di confidenza. È difficile per loro anche mettersi contro degli odiatori o delle persone che perpetrano questi comportanti, perché c’è la volontà di proteggersi. In realtà poi abbiamo scoperto che la maggior parte dei ragazzi più giovani non ha fortunatamente un profilo social (per legge in Italia non è permesso sotto i 14 anni) e questo dimostra che c’è più attenzione da parte dei genitori riguardo a questi fenomeni. Quindi ci siamo concentrati maggiormente sulla fascia di età un po’ più alta.

 

Ad Astra crede molto in questa iniziativa e auspica che sia risultata utile e abbia reso il mondo del web più comprensibile, e quindi più sicuro: la conoscenza e la consapevolezza sono le vere armi vincenti contro l’odio e la discriminazione!

 

L'Under 14 di Ad Astra partecipa al progetto Odiare non è uno sport
Le ragazze dell’Under 14 di Ad Astra, con le loro allenatrici, alla fine dell’incontro del progetto “Odiare non è uno sport”

 

Per approfondire

https://www.aics.gov.it

https://www.cvcs.it/

https://www.celim.it/it/

https://www.instagram.com/explore/tags/odiarenonèunosport/

https://www.facebook.com/odiarenoneunosport

Picture of Laura Alfieri

Laura Alfieri

Giornalista | Ufficio stampa associazione sportiva

Condividi questo articolo