Ho cominciato a giocare a pallavolo a cinque anni, perché mio padre era responsabile delle settore giovanile del Perugia. Sono quindi cresciuta nelle giovanili di questo club di Serie A, fino alla Serie C, sempre allenata da lui, come libero, poi ho fatto il salto direttamente in Serie A. Ho fatto il primo anno in A1 da titolare, poi dall’estate sono stata convocata subito in Nazionale, ho partecipato a quello che allora si chiamava World Grand Prix e abbiamo ottenuto uno dei migliori risultati di sempre, perché siamo arrivate seconde. Anche l’anno dopo ho fatto una parte dell’estate con la Nazionale, nel 2010 ho partecipato al Mondiale con la squadra di Massimo Barbolini. 

Gli anni al Perugia sono stati i più vincenti della mia carriera: in squadra c’erano giocatrici olimpiche, che mi hanno trasmesso tanto, sono stati anni importanti per la mia formazione e la mia crescita. Abbiamo vinto tutto: Cheampions League, scudetti, Coppe Italia… 

Mi sono presa una pausa nel 2012, quando è nato il mio primo figlio, poi ho ripreso a giocare in Francia, a Cannes, e anche quella è stata una bella esperienza di arricchimento personale e sportivo.

Al rientro in Italia sono stata due anni a Modena, dove abbiamo comunque fatto una buona stagione, e poi sono passata al Vero Volley, dove ho trascorso gli ultimi due anni della mia carriera nella squadra guidata da Miguel Falasca, con cui abbiamo vinto la Challange Cup: questo è stato uno dei miei anni più belli. Mi sono ritirata nel 2019.

Quando ancora ero un’atleta, allenavo sempre nei camp estivi, e sono quasi dieci anni che lavoro con la Volley Academy di Manù Benelli. Da quando ho smesso di giocare, alleno i liberi alla Volley School di di Concorezzo, che fa sempre parte della Volley Academy. 
La proposta di allenare in Ad Astra le ragazze dell’Under 16 mi è sembrata interessante, una buona occasione per mettermi alla prova, crescere e far crescere le giovani atlete, trasmettere i giusti valori che deve veicolare la pallavolo, insegnare il giusto atteggiamento per stare in palestra. A me piace lavorare sulla persona, sulla visione globale, sulla crescita personale e sportiva. In questo mi sono ritrovata nella visione di Ad Astra.

Perché la pallavolo?

“Amo il lavoro di squadra: aiutare gli altri, essere efficace, utile al raggiungimento degli obiettivi miei e degli altri, perché nel momento in cui c’è una sfida di squadra, bisogna mettersi tutti al servizio l’una dell’altra. Probabilmente per caratteristiche mie personali, o forse avendola vissuta anche come figlia di un allenatore, ho sempre visto e portato questo nel mio gioco: le correzioni, come risolvere le situazioni, come agevolare gli altri, come collaborare.”