Ho iniziato a praticare la pallavolo in Argentina, a dieci anni, sempre come palleggiatore, e sono arrivato a giocare nelle Giovanili della Nazionale, ho disputato qualche torneo anche con la Nazionale maggiore. L’ultimo anno in Argentina giocavo nel River Plate, con cui ho vinto il Campionato. Il mio allenatore mi ha proposto di venire in Italia, a circa vent’anni, dove ho giocato diversi campionati in A2 e poi sono passato in A1, prima a Spoleto e poi a Trento, ho militato anche tanti anni in A2, spostandomi in diverse società un po’ in tutta Italia, e, a fine carriera, soprattutto in B.

Dopo che mi sono ritirato, dopo trent’anni esatti come giocatore, nel 2007 ho cominciato ad allenare una squadra di Serie B1 a Oderzo: abbiamo vinto sia il Campionato sia la Coppa Italia, e questo mi ha convinto definitivamente ad abbracciare questa professione. Subito dopo mi sono trasferito a Genova e in due anni siamo riusciti a salire in A2, vincendo anche lì il Campionato e la Coppa Italia e arrivando in tutte e due le stagioni al play-off. Successivamente sono passato al Vero Volley di Monza e sono stato due anni in A2 fino ai quarti di finale. Sono anche stato una stagione in Azerbaigian, come secondo allenatore di una A1 Femminile, in uno staff tutto italiano. Rientrato in Italia ho continuato ad allenare nelle Serie B Maschili, in vari club. Finché ho deciso di non spostarmi più e ho allenato per un anno una Seconda Divisione Femminile a Busnago, che è stata promossa in Prima Divisione, lì ho fatto anche il secondo allenatore in Serie C Femminile e il preparatore atletico. Ho fatto il direttore tecnico nel settore giovanile del Carate, che era stata inglobato nel Busnago, e contemporaneamente allenavo una Serie C Maschile. Sono tornato al Vero Volley, dove ho seguito l’Under 17 Eccellenza e l’Under 15, e l’Under 15, 17 e 19 Maschili all’Avis Cernusco, che fa sempre parte del Vero Volley.

Come formazione, ho frequentato tutti i corsi di allenatore della Fipav fino al terzo grado e anche il corso di preparatore atletico specifico per la pallavolo. 

In Ad Astra, condividendo l’intento del Presidente, vorrei cercare di trasmettere il più possibile alle nuove leve tutto ciò che mi appassiona e portare la mia visione della pallavolo. Vorrei costruire, con gli altri coach, un modo di allenare e di vedere quest sport il più possibile univoco, stabilendo delle linee guida, dei comportamenti da seguire in allenamento e in partita, nei rapporti con le altre figure che ruotano intorno all’allenatore (genitori, arbitri ecc.). Anche la parte agonistica naturalmente è fondamentale: bisogna portare gli atleti a vincere, a migliorare sempre di più e a capire che si vince anche quando si fanno dei piccoli passi in avanti. La società è giovane e ha buoni propositi, l’obiettivo è raggiungere dei livelli di qualità più elevati: il potenziale c’è tutto.

Perché la pallavolo?

“Ho avuto la fortuna di frequentare le elementari e medie in un istituto che faceva i campionati di club, e il rettore era un ex giocatore e un grande appassionato di pallavolo. Io facevo già tanto sport, praticavo anche atletica e judo, ma poi, dopo che ho partecipato a degli allenamenti, mi sono innamorato della pallavolo non solo perché ero dotato, ma soprattutto perché mi piacciono gli sport di squadra, amo far parte di un gruppo. E la pallavolo è lo sport di gruppo per eccellenza: senza i compagni non puoi fare nulla. Scegliere poi di allenare è stato naturale, forse perché il ruolo di palleggiatore richiede delle qualità tattiche e strategiche simili a quelle di un coach.”